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cristina nova

psicologa psicoterapeuta specializzata in psicoanalisi della relazione e terapia emdr 

via Saverio Mercadante 15, 20024 Milano
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elaborazione del lutto

elaborazione del lutto

Per lutto si intende l’insieme di reazioni psicologiche, comportamentali, sociali e fisiche legate alla perdita.

Per elaborazione del lutto si intende il processo attraverso cui l'individuo si adatta attivamente alla perdita, cioè impara a convivere con essa senza essere sopraffatto dal dolore, dalla rabbia  o dalla solitudine. Perchè il lutto abbia un decorso favorevole sembra indispensabile che la persona, con i tempi che le sono propri, sopporti il tormento emotivo che la perdita comporta. Solo se riesce a tollerare la sofferenza acuta, la rabbia, la ricerca più o meno consapevole del come e del perchè è avvenuta la morte, chi ha subito la perdita può arrivare poco a poco ad ammettere e ad accettare che tale perdita è davvero definitiva e che la propria vita deve subire una ristrutturazione.

Quando serve un aiuto?

quando dura troppo: non c’è un tempo ‘giusto’ entro il quale deve avvenire la rielaborazione del lutto. Alcune ricerche hanno tuttavia evidenziato dei tempi che sono considerati ‘fisiologici’: viene considerata 'normale' una reazione di forte dolore e tristezza della durata di 12-15 mesi. Se lo stato di sofferenza intensa si prolunga negli anni successivi non è più considerato come una fase necessaria all’elaborazione del lutto, ma come un elemento di disagio (lutto cronico).

quando non riesco a sentire: se una persona rimane emotivamente distaccata per molti mesi e non riesce a contattare il dolore legato alla perdita (lutto ritardato), significa che il processo di elaborazione del lutto ha bisogno di essere sostenuto. 

quando sono presenti alcuni fattori di rischio. Ci sono alcuni aspetti, che vengono chiamati 'fattori di rischio' che rendono più difficile affrontare la perdita di una persona:

  • traumaticità della morte: quando la perdita è inattesa, violenta, quando è percepita come evitabile, quando riguarda una persona giovane.
  • essere stati presenti nel momento del decesso
  • intensità del legame con il defunto 
  • avere assistito alla sofferenza fisica o emotiva della persona cara prima del decesso
  • fattori di vulnerabilità personale (quando la perdita di una persona cara subentra in un momento di crisi personale, di stress o di difficoltà relazionali)
  • fattori di vulnerabilità sociale: mancanza di supporto sociale

quando SOGGETTIVAMENTE sento che quello che è successo E' TROPPO PER ME

Cosa può fare lo psicologo?

  • Molte persone sono spaventate della proprie reazioni emotive, si chiedono se stanno reagendo nel modo giusto, se è normale quello che stanno sperimentando. A volte una lettura (su internet si trovano moltissimi articoli) di quelle che sono le comuni reazioni alla perdita può essere sufficiente, altre volte è necessario confrontarsi con uno specialista che ci aiuti a comprendere e a tollerare quello che stiamo provando. 
  • Alcune persone si trovano a dover gestire il proprio dolore e allo stesso tempo quello di altre persone: è il caso di un genitore che perde il coniuge e deve sostenere i propri figli. In questi casi il confronto con un esperto può aiutare sia a trovare delle  modalità di comunicazione con i figli sia a trovare uno spazio di espressione del proprio dolore.
  • esistono poi delle tecniche specifiche come EMDR che possono facilitare il processo di elaborazione del lutto. L'EMDR non elimina il dolore, che è un sentimento sano e normale nel lutto, ma permette di vivere la perdita con maggiore senso di accetazione.

Fonte: DSM 5; A. Onofri e C. La Rosa (2015)"il Lutto" . 

Le informazioni medico scientifiche che si trovano su questo sito si intendono per uso esclusivamente informativo e non possono sostituire la visita medica.

Le categorie diagnostiche o gli elenchi di sintomi non sono etichette che dicono chi siamo noi, sono piuttosto modi per ordinare vasti e complessi tipi di esperienze. Rappresentano solo un punto di partenza, una sorta di mappa iniziale con cui dare un nome e una forma alle difficoltà e alla sofferenza.